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04 Sep

A time to love : Il ritorno dello Stevie Wonder dei vecchi tempi

A time to love (2005)
Il ritorno dello Stevie Wonder dei vecchi tempi


Nella carriera di molti grandi artisti, si nota sempre una sorta di costante e lenta discesa, che li porta dal loro primo periodo, ricco di ispirazione e determinazione, alle ultime pubblicazioni, spesso prive di originalità e scopiazzate da se stessi. A volte viene addirittura considerata una cosa normale ed inevitabile…..

 

Anche in questo, Stevie Wonder si è distinto, dimostrando che si può sempre, in qualsiasi genere, periodo ed età, creare della musica originale e di qualità.

Arriva infatti nel 2005, all’età di 55 anni, uno dei suoi album più belli di sempre : “A Time To Love”.

La pubblicazione di quest’album fu più volte rimandata e l’assenza discografica di Stevie, la più lunga finora. L’ultimo album era stato “Conversation Peace” pubblicato nel ’95, cioè ben 10 anni prima. Una cosa incredibile per uno come lui, che in certi periodi pubblicava almeno un album all’anno! 🙂

L’attesa è stata però ripagata da questo album, ricco di brani molto diversi tra loro, che racchiudono le diverse personalità artistiche e commerciali maturate negli anni. Quest’album inoltre segna il debutto nell’era digitale di Stevie, perchè è stato il primo della sua carriera ad essere disponibile in download (legale!).

 

Le sonorità dell’album inoltre sono molto particolari e richiamano lo stile e la cura di “Songs in the key of life”. Avendo ascoltato sempre con molta attenzione la sua musica, noto molte finezze e stile presenti in quell’album, riviste in un contesto molto diverso e moderno, qui in “A time to love”.

 

Il ritorno al funk degli anni ’70

Prima della pubblicazione dell’album completo uscì il singolo “So what the fuss”, un brano dall’influenza Acid, con la partecipazione di Prince alla chitarra che da un tocco funky-dance al brano.

Sia in questo che in tutti gli altri brani più funk dell’album, Stevie sembra essere tornato quello di una volta, ai tempi del suo periodo più “black”. Stile che cominciò ad essere messo un po’ da parte, in favore alle sperimentazioni elettroniche e più commerciali degli anni ’80-’90.

Sono infatti “Please don’t hurt my baby”, “My love is on fire” e “Tell your heart I love you” che insieme a “So what the fuss” ci fanno riprovare le sensazioni dei suoi brani anni ’70.

Tutto questo, senza mai risultare ripetitivo ma anzi tirando fuori lo stile di allora, adattandolo alle nuove sonorità di questa generazione e riuscendo a trovare allo stesso tempo un suo modo particolare di farlo.

 

L’evoluzione del suo stile anni ’80 – ’90

Poi ci sono i brani un po’ più pop, come “From the bottom of my heart”, “How will I know” e “Positivity”, queste ultime due cantante con la figlia Aisha. (la stessa che abbiamo sentito piangere da neonata in “Isn’t she lovely”)

“Shelter in the rain” è un altro di quei brani lenti che colpiscono per l’intensità interpretativa, e per l’atmosfera magica che Stevie ha sempre avuto grande capacità nel creare. Un brano che tra l’altro dimostra che non solo il suo lato artistico è ancora ai massimi livelli, ma anche quello vocale. Conoscendolo bene, dubito che lui stesso sarebbe riuscito a cantare questo brano all’età di 18-20 anni. Dimostrando così che lo studio e la giusta tecnica siano delle cose davvero determinanti, che portano non solo a preservare la propria voce nel tempo, ma anche a migliorarla sempre di più.

 

L’aggiunta di uno stile diverso dal suo solito

Stevie Wonder performsEmerge anche una personalità un po’ più jazzistica in quest’album, in cui raramente ho sentito Stevie Wonder. E’ vero, l’animo un pò jazz è emerso a volte, ma qui lo si sente davvero parte di lui, e non come una semplice influenza.

Parlo dei brani “True Love” e soprattutto “Moon Blue”. Quest’ultimo rappresenta per me, uno dei brani più significativi della sua carriera, in quanto ad eleganza, originalità e maturità musicale. Tra l’altro contiene un lungo assolo di pianoforte, cosa che rappresenta una rarità nel repertorio di Stevie che ha sempre optato per l’armonica come strumento solista, o usando dei vocalizzi richiamanti la melodia del brano.

 

Esistono ancora dei veri album!

Quest’album è arrivato proprio nel periodo in cui stavo esplorando la musica afro-americana, ed ero molto affascinato dal suo mondo. E’ stato per me importantissimo avere fra le mani un album moderno del genere, senza dover sempre tornare agli anni ’70 per ascoltare qualcosa di così bello e vero.

Perciò sentivo proprio la necessità di creare dei brani che racchiudessero ciò che la sua musica mi aveva trasmesso. Allo stesso tempo però, volevo creare un qualcosa che non fosse una semplice imitazione della musica anni ’70, ma renderla moderna e personale il più possibile.

In certi momenti sento di esserci riuscito, in altri mi sembra che l’influenza in quel periodo fosse troppa da permettermi di tirare fuori della musica “black” proprio mia.

Di una cosa però sono convinto, cioè che quest’esperienza è stata fondamentale nel trovare la mia vera natura artistica, cercando di rendere parte di me, quello che la vera musica di allora sapeva trasmettere. Quei valori che oggi sembrano essere passati di moda, in favore ad una totale dedizione all’immagine, spettacolarità e commercialità prima di tutto.

Alla fine, due brani sono finiti nel mio primo album e infatti, senza raccontargli queste cose, molte persone hanno espresso il loro apprezzamento a riguardo, in quanto ciò che cercano ancora oggi, è la stessa sensazione vera e sincera di allora. Ascolta tu stesso!

 

Prossimi album?

In conclusione, non so se Stevie tirerà fuori ancora qualche nuovo album dopo questo.
Si dice stia lavorando da anni a due progetti (“Gospel Inspired by Lula” e “Through the Eyes of Wonder”), ma non si può dire con certezza che li pubblicherà.
In ogni caso per me lui ha dato molto più della maggior parte degli altri artisti considerati come lui, dei miti.

Molti campano con una canzone di successo per tutta la vita…..lui invece ha fatto tante di quelle cose belle che, tante altre rischiano di rimanere per sempre in ombra. La sua discografia corrisponde a quella di 2 o 3 artisti normali messi insieme!

Quindi se dovesse decidere di non pubblicare più niente, questa sarebbe una chiusura in bellezza che praticamente nessun artista che io conosca sia mai riuscito a fare! 🙂

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